Dopo alcuni anni di esperienza nel settore delle tecnologie 3D applicate al biomedicale posso dire con una quasi assoluta certezza che uno dei motivi che ancora oggi rallenta (o blocca) l'introduzione sistematica dell'uso della chirurgia guidata negli studi odontoiatrici è il rapporto con il paziente.
Non è affatto difficile sentire odontoiatri affermare:
"Mi sembra inutile sprecare soldi e tempo per mettermi a fare chirurgia computer guidata quando ho dei pazienti che, comunque, non apprezzerebbero questo sforzo"
"Non credo di voler fare questa evoluzione verso il digitale perchè non so dove potrò andare a finire e soprattutto perchè i miei pazienti non capirebbero il lavoro che c'è dietro e quindi non troverei un valore aggiunto".
"Il mio è uno studio di <campagna>, la guida chirurgica non la capirebbe nessuno: continuo a fare il mio lavoro come ho sempre fatto"
Siccome ho capito che questo è un argomento cruciale nel discorso relativo alla digitalizzazione 3D di uno studio odontoiatrico ho deciso di scrivere questo articolo per dire la mia sulla questione ma soprattutto per fornire qualche consiglio e aprire una discussione. Bene, iniziamo.
IL PAZIENTE LO SA COSA FAI PER LUI?
Sarà la routine, sarà la sempre minore disponibilità di tempo, sarà la fretta e la lotta compulsiva ad incastrare gli appuntamenti dell'agenda ma c'è una amara verità che non può non essere smantellata: il medico in generale, e in particolare l'odontoiatra, non è bravissimo a comunicare efficacemente con il paziente. Se voi ci fate caso nel vostro lavoro la comunicazione medico paziente (quella vera, di qualità) passa sempre un po in secondo piano. Certo, sono convinto che ognuno di voi spiega il piano di trattamento e, se fa chirurgia, espone l'intervento al paziente spiegando la procedura e le soluzioni. Spesso si mostrano le immagini radiologiche ma altrettanto spesso ci si dimentica che il paziente non è un operatore sanitario e di tutte le cose che ascolta ne capisce, forse, la metà. Le immagini radiologiche poi...le interpreta come una macchia a tratti grigia e a tratti bianca senza nessuna capacità di distinguere le strutture anatomiche e i reciproci rapporti spaziali tra di esse.
Dato tutto quanto appena detto possiamo concludere che: Con una strategia di comunicazione classica (che si adotta di routine) è molto probabile che il paziente non comprende mai bene fino in fondo quanto è complesso il tuo lavoro e perchè i tuoi lavori costano quello che costano.
Ora facciamo finta che tu stia per fare un intervento del quale hai programmato la chirurgia al computer, con software 3D specifici e del quale hai ottenuto anche una guida chirurgica spendendo un bel po del tuo tempo e dei tuoi soldi per stare "dietro" a questa programmazione. Immaginiamo adesso che davanti a te ci sia il tuo paziente e che tu, a voce, gli fai presente che gli metterai in bocca la sua guida chirurgica che hai ricavato dalle sue immagini radiologiche dalle quali hai "programmato" la sua procedura chirurgica. Dopodichè: inizi l'intervento.
A questo punto si potrebbero verificare una serie di circostanze:
a) il paziente, che ha capito molto poco di tutto ciò che gli hai detto, non ha la benchè minima idea di tutto il lavoro che c'è dietro la programmazione chirurgica e non pensa minimamente che tu abbia svolto tutto questo lavoro per lui. Piuttosto pensa che tu stia parlando di qualcosa di poco impegnativo e di routine perchè non ha un riscontro tangibile di ciò che hai fatto per lui (la dima chirurgica non basta a convincere un paziente del lavoro svolto e non è bene interpretabile dal paziente stesso);
b) il paziente non ha ben chiaro, in fondo, qual'è il valore aggiunto dell'utilizzo di una guida chirurgica: non conosce bene ad esempio il fatto che non si aprono lembi, che egli sanguinerà di meno, che forse avrà meno dolore e meno complicazioni, che i margini di sicurezza dell'intervento aumentano in maniera esponenziale e che tutto filerà più liscio. Anche se il medico dicesse al paziente tutte queste cose, siamo sicuri che il paziente riesce ad immaginare nella sua mente cosa significa tutto questo?
c) il paziente apprezza molto perchè si è già documentato sul web e ha visto che la chirurgia guidata è una chirurgia innovativa, al passo coi tempi e della quale conosce i benefici.
Considerato il target di età dei pazienti che necessitano normalmente della chirurgia guidata è assai poco probabile che il paziente abbia una reale confidenza con gli strumenti informatici tanto da informarsi realmente sul web in merito alla chirurgia computer guidata ancora prima che il medico odontoiatra gliela propone. Quindi le circostanze "a" e "b" sono quelle che più frequentemente possono verificarsi.
IL DENTISTA IN FONDO E' UN PO ARCHITETTO: PERCHE' NON IMPARARE DALLE ALTRE DISCIPLINE
Questo parallelismo mi arriva dalla mia formazione del tutto atipica (per chi è curioso qui può leggere qualcosa su di me) però, riflettendoci, il paragone non è poi così tanto azzardato. L'architetto potrebbe comunicare un progetto al suo committente utilizzando le vecchie e famose planimetrie (eviterebbe di pagare un paio di stipendi nel suo studio per ragazzi che realizzano immagini fotorealistiche) in realtà invece usa i renders ossia delle immagini fotorealistiche di quello che sarà il progetto. Lo fa perchè il committente non capisce le planimetrie e preferisce guardare un immagine di come sarà l'edificio per il quale sta pagando il progetto. La stessa cosa accade in odontoiatria: guardare con il paziente una panoramica (in casi complessi) può non aiutare la comunicazione (a volte può peggiorare le aspettative del paziente). Comunicare in 3D o con immagini iconografiche forti aiuta a instaurare con il paziente un dialogo positivo per entrambe.
Ogni studio odontoiatrico dovrebbe avere una propria strategia delinata e forte di comunicazione con il paziente che adotterà sempre, in ogni caso clinico in cui è necessario approfondire questo aspetto relazionale con il paziente stesso.
Questa non è una foto ma una ricostruzione 3d con rendering di una villa. Il committente sarà molto felice di continuare a finanziare il progetto!
MEGLIO RINUNCIARE ALLA TECNOLOGIA O MEGLIO ADOTTARE GLI STRUMENTI GIUSTI PER ISTRUIRE SERIAMENTE IL PAZIENTE?
Il tempo limitato, gli impegni e l'agenda fitta rischiano di sottostimare un obiettivo che in medicina invece dovrebbe essere imprescindibile e cioè quello di aggiornare le proprie competenze e il proprio workflow con strumenti tecnologici innovativi il cui beneficio sia stato provato da evidenze scientifiche.
Parlando da paziente (non sono un medico) posso dire tranquillamente che il paziente va istruito utilizzando però gli strumenti iconografici giusti. Dove con "iconografico" intendo strumenti che siano di facile comprensione ma che facciano comprendere, in maniera inequivocabile, il lavoro che un medico al passo coi tempi, svolge per programmare un caso di chirurgia computer guidata.
Possiamo riassumere questo "lavoro" in quattro step principali:
Acquisto del software. - se si usano software a pagamento si parla di migliaia di € di investimento; - se si usano software gratuiti si parla comunque di pagare le esportazioni delle guide;
Programmazione del caso al computer: almeno 1 ora di tempo dedicato. - questa operazione spesso si fa nel week-end o al termine dell'orario lavorativo;
Stampa 3D della guida chirurgica: - se fatta in studio richiede almeno 2 ore di stampa e 1 ora tra pulizia e varie;
Test e verifiche sulla dima stampata. - questa operazione richiede del tempo e di solito si fa in orario extralavorativo;
Se il medico non ha in mente di far comprendere al paziente tutti questi passaggi, uno per uno mostrandone la complessità e i benefici ottenibili allora il discorso potrebbe finire qui: questo medico sarà portato a pensare che forse il "gioco non vale la candela" (se non fosse che i benefici ottenibili non sono, comunque, trascurabili). Se il medico invece ritiene che tutti questi passaggi contengano un reale valore aggiunto che il paziente deve conoscere allora si deve capire come far conoscere al paziente la complessità e l'impegno della programmazione di un caso di chirurgia guidata.
GLI STRUMENTI DA UTILIZZARE PER ISTRUIRE IL PAZIENTE
Arrivati a questo punto ritengo giusto dare alcuni consigli sia dal punto di vista del paziente (quale io sono, per altro sono il paziente di un bravo medico ma che non fa chirurgia guidata per paura che nessuno dei suoi pazienti ne comprenda il valore) sia dal punto di vista del tecnico che in questo ambito ci lavora.
Evitare l'approccio verbale con il paziente e sfruttare quello iconografico. Ci sono tante modalità di comunicare con il paziente sfruttando le immagini 3D o i modelli 3D. Questo permette al paziente di capire concretamente che per il suo caso vi siete "sforzati" e che il preventivo a questo punto si, si giustifica seriamente. Secondo me dovreste seguire una di queste due strade: 1) Stampare delle immagini della pianificazione che avete eseguito (screenshot) dal programma di chirurgia guidata che usate. Tutti i programmi hanno la possibilità di stampare un "report". Quel report non può essere considerato privo di valore. Quel report ha un valore (anche economico) che non potete trascurare. Stampate questo report e mostratelo al paziente, privilegiando la spiegazione al paziente attraverso tutte le immagini 3D presenti nel report. Costo dell'operazione: 20 centesimi di euro di carta e inchiostro. Efficacia del metodo di comunicazione (da 1 a 10): 6 comunque non paragonabile con il solo approccio verbale che non da alcun valore aggiunto alla relazione medico-paziente. 2) Stampate modelli 3D del paziente con la vostra stampante o in outsourcing: questo è un valore aggiunto senza pari. Il paziente apprezza certamente più di ogni altra cosa e realmente capisce ciò di cui state parlando. Mostrate la funzione della guida chirurgica inserendola sulla stampa 3D e simulando l'intervento davanti al paziente e spiegandogli che quella è la SUA mandibola, il SUO canale alveolare e la SUA guida chirurgica. Anche voi capirete bene che questo sistema di comunicazione ha una serie di indiscussi vantaggi e aspetti positivi intrascurabili. Costo dell'operazione: 50€ di stampa 3D dell'osso del paziente (in outsourcing) e 25€ di stampa 3D dell'osso del paziente se fatto "in casa". Efficacia del metodo di comunicazione (da 1 a 10): 10, ad oggi non esistono sistemi migliori per comunicare con i propri pazienti. Il counseling passerà sempre di più da qua! 3) Adottate una piattaforma per mostrare al paziente delle immagini 3D navigabili (dinamiche, non statiche come quelle stampate su un foglio di carta) del suo caso clinico. Fate entrare il paziente nell'immagine virtuale e spiegategli la procedura spiegando che quella è la SUA ricostruzione anatomica tridimensionale frutto di un lavoro complesso. Adottate un monitor bello grande e che faccia un certo effetto quando mostra la la mandibola al suo "proprietario". C'è bisogno di una piattaforma 3D molto "easy" senza troppi fronzoli. Non si può perdere troppo tempo in questa operazione e quindi c'è bisogno di qualcosa che funzioni all'istante e che funzioni bene. Ci sono diverse soluzioni interessanti che si possono adottare (Sketchfab è una di queste) ma non sono piattaforme nate per questo scopo. A limite può andare bene anche utilizzare il software 3D che usate per la chirurgia, lo aprite e mostrate il caso 3D. La qualità delle immagini però non sarà particolarmente d'effetto a livello visivo. Costo dell'operazione: € 50 di ricostruzione 3D anatomica e rendering (in outsourcing) e 0€ di ricostruzione 3D anatomica e rendering se fatto in casa. Efficacia del metodo di comunicazione (da 1 a 10): 8.
4) Se riuscite a fare una decina di buone foto al paziente potreste integrare (con pochissimo impegno) nel vostro workflow di programmazione chirurgica al computer la sua scansione facciale che può essere utile a voi clinicamente ma allo stesso tempo può diventare un potentissimo strumento di comunicazione con il paziente. Non mi dilungo su questo perchè la rappresentazione renderizzata della propria faccia con il trattamento protesico progettato a simulare il risultato finale rappresenta una qualità di lavoro dello studio che si commenta da sola.
Se avete un piccolo laboratorio di stampa 3D in studio fatelo vedere
Non è vietato mostrare al paziente gli strumenti innovativi che uno studio adotta per migliorare la qualità delle cure. Se avete una stampante 3D, uno scanner intraorale, una stazione di fotografia o fotogrammetria per scansioni facciali mostratela al paziente spiegando in 1 minuto cosa fanno questi strumenti. Se pensate che al paziente non interessi sbagliate: perchè al paziente non solo interessa ma se vede qualcosa che lo colpisce ne parlerà (bene) con chiunque.
Non sottovalutare la potenza del web e dei social media
Qui entriamo in un mondo talmente vasto che impensabile cercare di definirne regole e consigli. Personalmente ho sperimentato che un uso molto intelligente di questi strumenti riesce a dare una impronta importante alla comunicazione e all'identità di qualsiasi azienda specie quelle che si occupano di salute. Ovviamente in questo caso il target dei pazienti considerato è quello più giovane che ha un approccio diretto con le tecnologie del web.
Questo articolo vuole essere l'inizio di una serie di articoli che saranno incentrati sull'argomento della comunicazione medico paziente utilizzando le nuove tecnologie che oggi abbiamo a disposizione. Sarebbe certamente interessante conoscere il parare dei medici aprendo un confronto che sarebbe di spunto propositivo su questi temi.